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1986

Il primo tuffo, nella Vita.

Nasco a Trento da mamma Marina e papà Giancarlo il 24 giugno e mi tuffo nella vita con l’entusiasmo di chi ha tanta voglia di crescere, imparare e fare qualcosa di importante. Sì, così come per tutti, il primo vero tuffo è il tuffo nella Vita.

1992

I primi tuffi, in piscina.

Andavo in prima elementare, classico corso per imparare a nuotare. Io, però, di stare troppo in acqua non ne volevo sapere. Su dalla scaletta, tuffo in acqua; anche per dieci o venti volte di fila. La mia istruttrice, Giuliana Aor, scrisse un biglietto ai miei genitori: “Non fa altro che tuffarsi: perché non allenarla a farlo?”. Da lì sono diventata una tuffatrice, Giuliana la mia allenatrice. Un segreto? Il primo tuffo l’ho fatto senza saper nuotare perché la lezione non l’avevo proprio seguita: bevendo si impara.

1999

Il tuffo nella nazionale giovanile.

Diventavo grande, anno dopo anno, gara dopo gara: così come me, le mie ambizioni. Entro a far parte della nazionale giovanile nel trampolino da un metro, da tre metri e da tre metri sincro. Tuffarsi non è più quel capriccio, divenuto inclinazione, di una bambina che non voleva seguire la lezione di nuoto per quel richiamo irresistibile del saltare da bordo vasca: sono divenuta una tuffatrice

2003

Il tuffo nell’Europa.

Con addosso la tuta della nazionale giovanile inizio a fare gare, in Italia e all’estero, con l’ostinazione di chi vuole affinare il proprio talento per trasformarlo nel carburante di un sogno. A Edimburgo, nel trampolino da un metro, arriva la prima medaglia di bronzo in un europeo giovanile. Sono felice, ma da lì si parte per scalare ogni gradino, passo dopo passo, e non solo del podio. Ad Aquisgrana, in coppia con Noemi Batki, arriva anche l’argento dal trampolino 3 metri sincro. Si fa sul serio!

2005

Il tuffo nel professionismo.

Ho quasi 19 anni, già diverse gare alle spalle e medaglie giovanili al collo; cambio la tuta, per indossare quella della Nazionale. L’emozione non è poca, così come lo spazio che mi separa da Montreal, Canada: il mio primo mondiale. Sempre in coppia con Noemi, arriva un ottimo quinto posto che, prima ancora del risultato, significa che sono diventata una tuffatrice professionista: trasformare il proprio sogno in un lavoro, per far sì che quel lavoro ti ricordi sempre da dove tutto è iniziato. Missione compiuta anche se… the best is yet to come!

2006

Il tuffo nella divisa.

Il 2006 è l’anno dei miei vent’anni: un’età bellissima, dove i sacrifici sono grandi tanto quanto i propri obiettivi e, di conseguenza, le gioie o le delusioni. A Budapest, ai primi europei da atleta professionista, arrivo sesta. A novembre divento un’atleta del centro sportivo dell’esercito, e la divisa mi lega ancora di più ai colori del mio Paese. Lavoro per un altro mondiale e un altro europeo, anche se i miei sogni iniziano ad avere una forma di anelli sovrapposti che vedo ancora all’orizzonte. Sta a me alzarmi, allenarmi e tuffarmi nel lavoro per trasformarla in realtà.

2008

Il tuffo nei 5 cerchi.

Siamo a Pechino, sempre con Noemi, partecipando alla Coppa del Mondo con un solo obiettivo: le Olimpiadi. Ce la facciamo: è la prima olimpiade, a 22 anni, con la faccia di quella ragazzina divenuta una tuffatrice che vuole a tutti i costi inseguire quel sogno. Il 10 agosto, giorno della nostra finale, lottiamo fino alla fine per portare la bandiera italiana sul podio: la pressione è tanta, la voglia di stupire anche, l’esperienza no. Un ultimo tuffo sbagliato ci condanna al sesto posto; si dice molte volte che l’importante sia innanzitutto partecipare, ma per me non è così. Non ora, non a 22 anni, non avendo assaporato quel podio olimpico sfuggito per un salto sbagliato.

2008/2

Il tuffo nella svolta.

Ogni cosa ha il suo tempo, e c’è un tempo per ogni cosa; è uno degli insegnamenti che porto sempre con me. Dopo l’Olimpiade di Pechino, capisco che per un nuovo inizio è necessaria innanzitutto una fine. Ringrazio Noemi per tutti gli allenamenti, le speranze, le gare e i sogni che abbiamo condiviso, ma siamo troppo lontane per allenarci assieme e competere con le migliori del mondo. Voglio quel podio sfumato per poco, voglio arrivare al punto più alto, voglio prendermi il futuro: e, quel futuro, lo vedo solo con Tania Cagnotto.

2009

Il tuffo nell’oro.

Tania è d’accordo con me, suo padre (e allenatore) Giorgio pure. mosto foto gare 7Se dobbiamo arrivare in alto, lo possiamo fare solo assieme. Il nostro, da qui in avanti, diventa un sogno sincronizzato: massima dedizione, nessuna scusa, ricerca costante della perfezione e di un’intesa indissolubile. A Torino, nei campionati europei “di casa”, abbiamo centinaia di volti che ci scrutano dalla piscina riporgendo in noi le loro speranze. Sento le gambe che tremano, una pressione simile a quella di Pechino dell’agosto prima, e una voglia di rivalsa che mi fa fare tesoro di quella esperienza. Non sbagliamo niente, arriva la medaglia d’oro: siamo campionesse d’Europa.

2009/2

Il tuffo nel Mondiale.

Poche settimane dopo, arrivano i mondiali di Roma. Sento che il 2009 è un anno speciale, che sto costruendo qualcosa di grande e che con Tania possiamo arrivare ovunque. Vinciamo la medaglia d’argento, un risultato storico che è valso tutta la tensione, le lacrime, le difficoltà da superare che abbiamo affrontato nei giorni precedenti. Un’emozione dietro l’altra, con quel sogno che inizia a colorarsi di metalli sempre più preziosi.

2012

Il tuffo nella delusione.

L’argento di Roma del eu budapest 2010 copia2009 diventa un punto di partenza verso altri successi con Tania: gli Europei di Budapest del 2010 e quelli di Torino del 2011 sono la (ri)conferma che, almeno in Europa, io e Tania non abbiamo rivali. Ad ogni vittoria, i cinque cerchi di Londra diventano un pensiero costante. Quattro anni dopo quel podio sfumato all’ultimo tuffo, è tempo di andare a prendersi la medaglia olimpica. Arriviamo terze in Coppa del Mondo per qualificarci a Londra 2012, vinciamo gli Europei di Eindhoven; siamo pronte. Arriva la finale, di nuovo di fronte a centinaia di volti in piscina e a milioni di persone davanti alla televisione. Due punti. Sono quelli che ci separano da un podio che sfuma, ancora una volta, ancora alla fine. Il tuffo, questa volta, è nello sconforto. Occorre un’altra svolta, come quattro anni prima, o forse ancora di più.

2013

Il tuffo nel quinto oro consecutivo.

Agli Europei di Rostock vinciamo con Tania il quinto oro consecutivo. La ruota della vita riprende a girare, ci confermiamo vice campionesse del mondo a Barcellona.

 

2014

Il tuffo nella solidarietà.

Dopo un 2013 straordinario, il 2014 mi porta l’oro agli Europei di Berlino ma si fa ricordare per un’esperienza ancora più straordinaria: un viaggio in Uganda e nel sud del Sudan assieme ad ACAV, una ONG trentina che mi ha scelta come testimonial per un progetto mirato alla costruzione di pozzi d’acqua. Nella vita, diamo spesso per scontate molte cose: un bicchier d’acqua, un medicinale quando stiamo male, un aiuto quando siamo in difficoltà. In un contesto come quello che ho visitato, ho compreso quanto le nostre delusioni, i nostri problemi, le nostre frustrazioni siano poco o nulla di fronte alle difficoltà di chi non può contare nemmeno su un sorso d’acqua pulita o su un pasto caldo e nutriente. Quella in Africa è un’esperienza dalla quale sono tornata più matura, più consapevole e più desiderosa di stare vicina a chi ha bisogno e a chi mi vuole bene, a partire dai miei tifosi.

2015

Il tuffo nella leggenda.

Il 2015 è un anno che porta qualche rimpianto ma, soprattutto, un record storico. Agli Europei di Rostock mi classifico quarta, a pochi punti dal podio nella gara individuale. Nel sincro con Tania, però, un’intesa ormai assodata e la concentrazione giusta per raggiungere questo obiettivo ci portano la settima medaglia d’oro consecutiva. Un pensiero che mi riporta a quei primi tuffi da ragazzina indisciplinata per rendermi conto di quanta strada abbia fatto fino a questo risultato storico. Purtroppo il Mondiale ci porta un quinto posto e, nella gara individuale, sono costretta a fermarmi in semifinale. Le energie spese per l’oro di Rostock presentano il conto. Con sette medaglie del metallo nobile al collo, però, la delusione ha tutt’altro sapore che in passato; anche perché, io e Tania, guardiamo sempre avanti.

2016

Il tuffo nella rivincita.

L’obiettivo di quest’anno è più che altro un appuntamento: un appuntamento con la sorte, con la nostra voglia di rivalsa, con un sogno a cinque cerchi che si sta facendo desiderare come tutte le sfide più grandi. A febbraio, io e Tania, stacchiamo il pass per le Olimpiadi del 2016. Tutto il resto è voglia di vincere, di fare un viaggio straordinario assieme a tutti i nostri tifosi, di compiere un’impresa che metta il punto esclamativo a questa nostra grande avventura di ragazze e atlete. Rio, stiamo arrivando!


World Series 2016

Le due azzurre sono d’argento nel sincro tre metri a Kazan a Dubai e Windsor e a Pechino furono bronzo queste le medaglie prese alle World Series 2016! Leggete l’articolo della Gazzetta

London 2016

Il 15 maggio, proprio in quella Londra dove nel 2012 arrivò la delusione più grande, assieme a Tania vinciamo l’ottava medaglia d’oro di fila agli Europei. Una soddisfazione immensa che ci dà la carica per guardare verso l’orizzonte di Rio con la volontà di riscattare definitivamente le delusioni olimpiche.

Medaglia d’argento
alle Olimpiadi di Rio 2016

Il 7 agosto 2016 arriva finalmente la soddisfazione per la quale mi sono allenata tutta la vita: vinco la medaglia d’argento alle Olimpiadi di Rio 2016 nel sincro da 3 metri con Tania Cagnotto. Missione compiuta!